Le tradizioni

L'età moderna, la fine del feudalesimo e la modernità

dopo la fine del Medioevo, Serramanna piombò nel feudalesimo insieme a quasi tutta la Sardegna rimanendovi fino agli anni Trenta dell'Ottocento, quando ebbe inizio un lento processo di modernizzazione accentuato dall'arrivo della ferrovia e dell'illuminazione pubblica

Il Cinquecento di Serramanna vide il paese passare di mano a varie famiglie: nel 1583 con l’estinzione della dinastia De Gerp l’intero feudo tornò al Fisco, il quale nel 1594 lo vendette per centomila Lire Aragonesi ad Antonio Brondo y de Ruecas che nel 1617 sarebbe diventato il I Conte di Serramanna. Nel corso del Settecento, la Spagna fu soggetta a un progressivo declino e i suoi domini si assottigliarono: la Sardegna andò ai Savoia, i quali operarono un lento ma costante processo di rinnovamento che sfociò nell’abolizione del feudalesimo negli anni Trenta dell’Ottocento.

Fino a tutto il XIX secolo l’economia di Serramanna si basò sul commercio di cereali, sebbene un tentativo di industrializzazione ci fu con la costruzione della Cantina Sociale del Campidano, una delle maggiori d’Europa, che venne chiusa nel 1988. Al censimento del 1846 risultavano presenti 2.486 abitanti ma solo sessanta sapevano leggere e scrivere: si decise quindi di aprire una scuola serale per adulti che permise di allargare il numero degli alfabetizzati.

A Serramanna fu condotta l’ultima esecuzione capitale della Sardegna, pronunciata il 29 settembre 1854 e portata a compimento nella casa degli stessi condannati, nel luogo dove oggi si trova piazza Matteotti. Con l’approssimarsi del Novecento nel paese apparvero i segni della modernità, con l’arrivo della ferrovia e con l’illuminazione delle strade tramite fanali a gas e carburo nel 1905.

Vuoi lasciare un commento?

Compila i campi per lasciare un commento. Il commento verrà pubblicato dopo l’approvazione del moderatore.